“L’impresa del futuro ha bisogno di giovani. È necessario avvicinare il mondo del lavoro alla scuola per aiutare i ragazzi a fare le scelte giuste. L’Italia non ha materie prime, ma ha capitale umano, conoscenza e talento e su questo dobbiamo puntare per costruire il futuro del paese”.
Con queste parole il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha lanciato un forte appello ad aziende, istituzioni e famiglie nel corso della 25^ edizione di Orientagiovani, la manifestazione che ogni anno gli industriali dedicano all’incontro con gli studenti, tenutasi a Roma lo scorso 22 gennaio.
Il manifatturiero ha bisogno di 193 mila persone
Nei sei settori più rilevanti del Made in Italy, infatti, da qui al 2021 ci saranno a disposizione ben 193mila posti di lavoro. E in un caso su tre, una percentuale che ha ormai raggiunto livelli elevatissimi, le selezioni si annunciano in salita, trattandosi di “scovare” risorse con competenze tecnico-scientifiche medio-alte, oggi praticamente introvabili (visti gli attuali numeri dell’offerta scolastica, secondaria e terziaria professionalizzante).
Questi dati, frutto di elaborazioni dell’area Lavoro, welfare e capitale umano di Confindustria su dati Istat e Unioncamere (facendo riferimento tanto ai posti di lavoro generati dall’andamento economico dei settori produttivi quanto alle necessità di sostituzione dei lavoratori in uscita), parlano di drammatico “disallineamento fra domanda e offerta di lavoro”:
da una parte ci sono più di due milioni di ragazzi che non studiano e non lavorano e, dall’altra, le aziende cercano 193mila tecnici, di cui 21 mila solo nel tessile, da inserire in organico nei prossimi 3 anni.
Le professioni più richieste saranno tecnici e operai specializzati, in un quadro dove le imprese, anche quelle biellesi, cercano personale che non riescono a trovare.
Insomma, la sintesi è che i giovani che cercano lavoro non lo trovano, così come le aziende che cercano personale non trovano le risorse adatte. Come è possibile risolvere questo paradosso?
La soluzione sta nell’orientamento.
“È importante saper valorizzare gli studenti che abbiano questo tipo di formazione, proponendo loro di specializzarsi grazie a percorsi di studio vicini al mondo delle imprese, in primis gli ITS”.
Lo scrive Il Sole 24 Ore nell’articolo a commento dell’evento di Confindustria, sottolineando come gli ITS rappresentino oggi il miglior viatico per la collocazione nel mondo del lavoro, con una percentuale di chi lavora (e nel posto giusto) pari addirittura dell’80%, con picchi del 90% nelle regioni del Centro-Nord, che nel caso del TAM arriva nientemeno che al 95%.
Eppure c’è ancora scarsa conoscenza di questi percorsi “subito professionalizzanti” da parte di giovani e famiglie (spesso anche tra gli stessi docenti), e, nota forse ancora più dolente, continua a resistere quel pregiudizio ingeneroso che vede l’istruzione tecnico-professionale una sorta di serie B.
Un premio all’impegno concreto del TAM
Tanto dunque è il lavoro che dobbiamo fare per far conoscere, promuovere, valorizzare i percorsi formativi offerti dall’ITS e dal TAM in particolare.
Il nostro impegno in tal senso è concreto e tangibile, ed è stato premiato proprio durante la giornata nazionale Orientagiovani intitolata “X-FactorY”: Biella infatti è stata protagonista grazie al riconoscimento ottenuto per il rapporto costruito fra le aziende e l’ITS TAM.
Se, come lo dimostrano i dati, esiste un’urgenza, che è quella di formare personale con le giuste competenze, le aziende tessili biellesi l’hanno colta e la stanno affrontando attivando una proficua collaborazione con il nostro istituto, nella formazione di quel personale specializzato sempre più richiesto e ricercato.